BIOCOSÌ un progetto che guarda dritto al futuro,
con l’obiettivo di inserirsi in un mercato in crescita.
Lo scenario di riferimento all’interno del quale il progetto BIOCOSI’ è stato concepito, riguarda una serie di considerazioni di differente portata e dimensione; prima fra tutte la forte necessità di valorizzare i risultati ottenuti da un gruppo di ricercatori che hanno dato vita ad una start up innovativa (EggPlant, capofila del raggruppamento) che per prima nel contesto regionale ha dato vita ad una ricerca che ha portato alla realizzazione di materiali totalmente biodegradabili e derivanti da un refluo del comparto agroalimentare. Nello specifico, le problematiche dei reflui generati nel settore lattiero-caseario sono uno tra i maggiori problemi dell’agro-industria in Italia, sia per i grandi volumi prodotti che per la diffusa presenza di caseifici sul territorio, ma soprattutto perché difficilmente smaltibili per l’elevato carico inquinate (COD 70.000 ppm di O2). Secondo le stime elaborate da ISTAT e APAT dei 7 milioni di ton/anno prodotti in Italia il 20% è sottoposto a depurazione, il 35% utilizzato per l’alimentazione suina e il 45% scaricato illegalmente, creando un grave problema ambientale, nonostante le aziende siano tenute a rispettare le stringenti normative nazionali (D.Lgs. 22/1997, D.M. 125/06) e comunitarie. Tali reflui però, se opportunamente trattati, possono costituire una fonte di ricchezza in un’ottica di economia circolare, in cui essi diventano fonte di sostanze organiche per ottenere prodotti ad alto valore aggiunto. Difatti l’impiego di lattosio ottenuto dai reflui caseari apporterà sia un vantaggio economico (meno 23% il costo unitario di produzione del biopolimero) che ambientale (riutilizzo in maniera ecocompatibile di uno scarto) ed etico se confrontato con gli attuali metodi di produzione di bio-plastica, e in particolare di PHA, che prevedono l’uso di materie prime costose (zucchero, mais, etc.), oltre che problemi di natura etica (biomasse edibili destinabili al consumo umano) ed ambientale (Carbon-footprint elevato). La necessità di valutare in termini tecnico-scientifici il contributo e il valore aggiunto di tutte le componenti presenti nel refluo, nonché la necessità di ottimizzare processi e capacità di integrazione hanno portato i proponenti di BIOCOSI’ a consolidare la propria collaborazione in una strategia, come suggerito dall’Unione europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva al raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale.
In questo scenario è importante mettere in atto tutte quelle azioni che favoriscano la Bioeconomia, ovvero un sistema economico innovativo che si fondi sull’uso intelligente delle risorse biologiche rinnovabili, così come dei rifiuti, come input da cui ottenere prodotti a valore aggiunto quali in questo caso, bioprodotti e questo nel rispetto e nella promozione della biodiversità, dell’ambiente e della salute. Infatti, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) attribuisce alla Bioeconomia la capacità di imprimere una vera e propria spinta propulsiva verso una nuova “rivoluzione industriale”, in cui le biotecnologie applicate alla produzione primaria, alla salute ed all’industria possono contribuire significativamente: si prevede che nel 2030 si arriverà ad usare le biotecnologie per il 35% delle produzioni chimiche, l’80% delle produzioni nel settore farmaceutico e per il 50% nell’agricoltura. Infatti, il sistema di imprese proposto si presuppongono agire in un’ottica di interazione tra filiere e chiusura dei cicli per ottenere da un refluo un biomateriale, compostabile e biodegradabile, da utilizzare nel packaging di alimenti il cui processo di produzione origina lo stesso refluo recuperato. Il packaging risulta essere il settore di mercato che riveste il maggior consumo di materie plastiche con il 39 %, seguito da abitazioni e costruzioni con il 20 % e l’8 % del settore automotive, mentre una consistente quota del 23 %, include i settori come l’arredamento, lo sport, la salute e la sicurezza (PlasticsEurope, “An analysis of European latest plastics production, demand and waste data”, Plastics-the Facts 2010). L’ingente quantitativo di materie plastiche prodotte a livello globale, presenta problemi di natura ambientale legati alle opzioni di fine vita di questi materiali. Negli ultimi anni sono aumentati gli sforzi da parte dei paesi produttori, ed in particolare dell’Europa, nel potenziare le forme di riciclo, come alternativa, rispetto allo smaltimento in discarica, considerando anche il valore di mercato residuo, rappresentato dalle materie plastiche destinabili al riciclaggio. Nel 2009 l’Unione Europea destinava allo smaltimento in discarica il 46 % della plastica prodotta, contro il 38,1 % del 2012, mentre al riciclo era destinato il 22,5 % contro il 26,3 % del 2012 e la valorizzazione energetica mediante combustione ammontava al 31,5 % contro il 35,6 % del 2012 (PlasticsEurope, “An analysis of European latest plastics production, demand and waste data”, Plastics-the Facts 2010).
Ad oggi l’85-90 % delle plastiche prodotte è di origine petrolchimica, tuttavia le plastiche bio-based e le bioplastiche stanno conquistando sempre maggiori quote di mercato. La domanda crescente di soluzioni alternative alle plastiche tradizionali, maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale, si riflette nella crescita della capacità produttiva delle bioplastiche: nel 2012 questa capacità ammonta, in Europa, a 1,4 milioni di tonnellate, le attuali previsioni di mercato indicano che nel 2017 questa aumenterà fino ad oltre 6 milioni di tonnellate.
Lo scenario aziendale, infine, che verrà proposto all’interno del progetto, vede la capacità del partenariato proposto di imporsi come rete di imprese che ad oggi stanno conquistando sempre maggiore credibilità e attrazione di investimenti su dispositivi di imballaggio sempre più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. L’aver anticipato studi e applicazioni a livello nazionale e locale, come dimostrano i risultati ottenuti da EggPlant e RL Engineering, l’interesse del Caseificio dei Colli Pugliesi nella valorizzazione di un refluo destinato allo smaltimento, la capacità di Compost Natura nella valutazione della compostabilità e biodegradabilità delle bioplastiche, la competenza di CSQA nell’ analizzare il ciclo di vita del materiale e dell’intero processo produttivo dal punto di vista delle prestazioni ambientali, dimostrano una capacità collettiva e una concreta volontà di confermare il ruolo di first-mover e di anticipare tendenze e scenari di applicazione che riguarderanno il futuro del packaging.
Principali problematiche di R&S
Scarsa conoscenza di produzione di PHA su elevati volumi della matrice di partenza lattosio, estratto con tecnologie separative a membrana. Problemi quali purezza della matrice e grado di concentrazione per garantire un’elevata produttività PHA.Problemi legati alla qualità del biopolimero in termini di performance
Soluzioni che si intendono studiare
Approccio progettuale che partendo da una scala di laboratorio come da brevetto EGGPLALNT, permetterà la definizione di un efficiente programma sperimentale in media scala ad elevato TRL I test sperimentali saranno in numero tale da coprire tutti i possibili valori di VCR e purezza del lattosio attraverso l’utilizzo del sistema separativo ottimale attraverso il giusto cut-off della membrana. Attraverso un profilo chimico, fisico e meccanico del polimero ottenuto, saranno preparati una serie di blend polimerici fino ad arrivare ad un profilo ottimale per le applicazioni specifiche (preforma per stiro-soffiaggio e vaschetta per latticini)
Si ha scarsa conoscenza sull’uso di PHA (poliidrossialcanoati) da utilizzare per imballi per il settore alimentare. Problemi legati allo stampo e al contenimento dei costi Problemi quali durabilità, lavorabilità e forza di adesione della matrice utilizzata sono oggi un limite tecnologico per questo tipo di materiali da superare per poter utilizzarli al posto delle plastiche tradizionali di origine fossile
Soluzioni che si intendono studiare
Sviluppo di metodologie robuste che integrino la conoscenza dei materiali oggetto di studio, la loro caratterizzazione e l’influenza sulle proprietà finali del prodotto. Approccio progettuale che partendo da stampi di materiale poco nobile definirà le condizioni ottimali e di processo per la produzione dello stampo finale. Dallo scouting tecnologico e selezione dei materiali più idonei ottenuti si permetterà la definizione di un efficiente programma sperimentale in piccola e media scala utilizzando processi di estrusione anche industriali. Dai risultati dei test sarà possibile ricavare le indicazioni sul miglior sistema da utilizzare prodotto/processo, per la produzione di vaschette e bottiglie in bioplastica
Problematiche legate a nuovi prodotti lattiero-caseari arricchiti in sieroproteine quali consistenza, proprietà organolettiche etc.
Soluzioni che si intendono studiare
Approccio progettuale che partendo da batteri lattici selezionati, si otterrà un substrato da utilizzare come ingrediente per l'arricchimento funzionale di prodotti derivati del latte
Problematiche legate alle prestazioni ambientali dell’intero processo realizzativo del biopolimero
Soluzioni che si intendono studiare
Sviluppo di metodologie robuste che integrino la conoscenza dei materiali, la loro caratterizzazione e l’influenza sulle proprietà finali del prodotto. Pertanto, le problematiche di R&S saranno superate attraverso un approccio progettuale che partendo dalla messa a punto dell’intero processo realizzativo permetterà la definizione di un efficiente programma sperimentale in media scala. Dai risultati dello studio PEF sarà possibile individuare le fasi del processo produttivo sulle quali intervenire in successive fasi di ricerca, al fine di ridurre gli impatti ambientali del prodotto